martedì 26 maggio 2009

Riflessioni sull’Università

Si parla nuovamente di università e inevitabilmente scoppia la polemica. Supportata, questa volta, dalla guerriglia urbana. Perché queste sono le notizie che giungono da Torino: cariche, bastonate, sassi, uova che volano, scontri. 
Si parla di Università e i giovani insorgono. O, almeno, una parte dei giovani. Non capisco. Quando l’Università è un argomento che non tira e non compare sui giornali nessuno ne parla; al primo accenno scoppia il putiferio, le grida e le urla si moltiplicano. E’ un argomento caldo. Anzi, rovente. Sull’Università si basa la “scommessa” sul nostro futuro, su noi stessi. Cosa intendo? Ricercatori, studiosi, professionisti, dirigenti, professori, ecc.. Senza di loro, senza di noi studenti, manca una parte notevole della forza propulsiva di un Paese. Eppure, da noi, questo luogo di riscatto e formazione è minato in più punti alle fondamenta.
Durante la conferenza dei Rettori a Torino, riporta il Corriere della Sera, l’idea che spicca è la considerazione che si ha del sistema universitario come “fattore strategico” e del tentativo di ricercare soluzioni ai gravi problemi e debolezze che l’attraversano. Come rispondono i giovani? Urlano? No: troppo facile confondere le frange estremiste con gli studenti che nell’Università credono, sperano, s’impegnano. No: noi stiamo in silenzio. E’ questo il problema, è questa la grave situazione dell’Università: le idee ci sono, molti ne hanno e magari tra loro ne parlano, ma nessuna voce si leva. Si discute, magari a gruppi, ma nessuna proposta arriva in alto. 
L’intenzione di una riforma dal basso è meravigliosa. Spingere gli studenti a discutere, farne la propulsione, la fucina di idee nuove ed innovative sarebbe il punto di svolta. Problema: chi urla e ha la voce grossa copre gli altri. E molto spesso chi urla e ha la voce grossa confonde la lotta per la conservazione delle briciole come la rivoluzione, la guerriglia urbana come il tramite più efficace di discussione. Gli obiettivi si perdono, si confondono, scompaiono tra i vortici dell’ideologia e dell’ignoranza. Parole vuote, frasi miopi coprono idee geniali, innovative, tentativi di sfuggire agli schemi di sempre. Propongo un esempio: ricordiamo tutti i fatti di Ottobre-Novembre 2008? Sembrava un nuovo ’68 con tanto di manifestazioni e occupazioni continue. Senza entrare nel merito della forma e dei risultati della protesta, ricordo contro cosa si protestava: la riforma Gelmini. Come si può sperare di portare cambiamento quando si confondono gli obiettivi della protesta? Qualcuno alzò la voce quando i tagli (quelli veri) si inserirono silenziosamente nella Finanziaria votata in estate di quell’anno? No. Ma quando apparve la legge 133 il cui articolo della ministra dell’Istruzione prevedeva la possibilità di trasformazione degli atenei pubblici in fondazioni private, scoppiò la rivolta. Rivolta che, per quanto ricordo, non portò proposte o nuove idee. Non entro oltre nel commento delle vicende: né la Finanziaria né la Gelmini mi convinsero che l’attuale Governo stesse lavorando per migliorare l’Università pubblica. E oggi non ho certo cambiato idea.
L’idea è questa: quali modi, quali mezzi, quali strumenti per migliorare l’Università? Per incrementare efficienza, meritocrazia, ricerca e formazione, come agire? Io parlo, ad esempio, di Università a numero chiuso per tutte le facoltà fino ad un tetto massimo di assorbimento da parte dell’Ateneo: aumenta l’efficienza (aule meno affollate, burocrazia più snella, meritocrazia più efficace..). Ma è solo una proposta, una delle tante che si possono discutere. Io ne posso immaginare qualcuna, tutti noi ne possiamo portare altre, ma qual è, alla fine, la voce che di noi si sente? La guerriglia urbana? Le urla? Le grida confusionarie di ideologie o preconcetti immutati da troppo tempo? 
Possiamo permetterci di più, volare più in alto con il pensiero, fare proposte più audaci, creare un dibattito migliore tra tutti noi. O, almeno, questa è la mia idea.

Alessio Mazzucco

domenica 17 maggio 2009

VENDESI TERRITORIO ITALIANO

Ormai si sa, è crisi. E allora servono misure per contrastarla. Sostegno ai più poveri, ammortizzatori sociali, sostegno ai settori produttivi in crisi e adesso anche deregolazione in materia edilizia, che secondo il governo dovrebbe far rinascere le sorti del settore delle costruzioni e quindi sostenere il PIL Italiano, oggi in calo.

 

Ma quanto proposto dal governo per risollevare l’economia desta qualche dubbio: un piano per l’edilizia (chiamarlo “piano casa” sarebbe un insulto) che utilizza la deregolamentazione quale incentivo per attivare cantieri e lavori sul patrimonio edilizio esistente. La materia è di competenza regionale, ad eccezione dei principi, ed al momento in cui il Lanterna va in stampa è stato raggiunto un accordo tra Governo e Regioni, vincolante per quest’ultime, ma non è stato scelto lo strumento da presentare in parlamento (disegno di legge o decreto legge).

 

In base all’accordo raggiunto il 1 Aprile, che come spiegato dalla stampa avrà un impatto più limitato rispetto alla bozza precedente, da un lato si vuole rendere più celere l'ottenimento del permesso di costruire, sostituendolo con un'autocertificazione (la Denuncia di Inizio Attività, già in vigore per interventi edilizi minori), dall'altro si vuole consentire in caso di una ristrutturazione di una villetta mono o bifamiliare, un aumento di volumetrie del 20%, mentre nel caso di demolizione e ricostruzione di un condominio con tecniche di bioedilizia è previsto un premio del 35% di volume. Tali aumenti, che avrebbero un limite di 200 mc, avverrebbero secondo l’accordo in deroga ai piani urbanistici, anche se le regioni potranno individuare degli ambiti ove limitare queste trasformazioni. Infine, per chi decide di realizzare le modifiche volumetriche per la propria abitazione sarebbe previsto un ulteriore premio consistente nella riduzione del 50 %  del normale contributo destinato al comune calcolato sul costo di costruzione.

 

Un primo commento riguarda l'abolizione, per questo tipo di lavori, della licenza edilizia, che  lascia qualche dubbio sulla reale necessità di una semplificazione in questo senso, dimostrato dall'attività edilizia molto intensa degli ultimi anni, seppur con le vecchie norme.

 

D'altra parte non bisogna dimenticare che il territorio ed il paesaggio sono beni comuni, che quindi appartengono alla collettività, a differenza dei suoli, che possono essere di proprietà privata. Per cui se ad ogni proprietario, con deroga al piano urbanistico, viene consentito di aumentare il volume della sua villetta - sia essa in area urbana, montana o sulla costa -  con volumi maggiori, si producono esternalità negative, cioè si procurano conseguenze negative a spese della collettività.

 

Le tante dichiarazioni dei sostenitori di questo provvedimento sembrano dimenticarsi questi fondamentali principi, sostenendo una grande operazione di raccolta di consenso politico basata sul principio che a casa propria si può fare quello che si vuole e su una falsa contrapposizione tra i vincoli normativi (spesso necessari per limitare le esternalità negative e tutelare i beni comuni) e la libertà.

 

Per cui anche se fosse vero che questa mossa sia la carta vincente per sollevare il paese dalla crisi,  d'altra parte realizzarla in modo generalizzato risulterebbe un'inaccettabile messa a repentaglio del territorio del nostro paese, già sufficientemente urbanizzato in modo spesso insostenibile.

Lasciamo ai paesi in via di sviluppo la crescita del PIL con l'espansione edilizia incontrollata e pensiamo a realizzare uno sviluppo sostenibile che garantisca anche alle generazioni future adeguate risorse territoriali.


Denis Gervasoni  (tratto da lanterna numero 28)

giovedì 14 maggio 2009

Congresso Fgs Lombardia




Si è svolto domenica 10 maggio il congresso dei giovani socialisti lombardi, giornata dedicata al dibattito sullo sviluppo della politica giovanile sul nostro territorio, conclusasi positivamente grazie al prezioso lavoro dei giovani compagni di milano, padroni di casa, e  grazie alla numerosa partecipazione di compagne e compagni che hanno contribuito a rendere proficui i lavori congressuali.

Un nuovo inizio genera sempre entusiasmo e partecipazione, da questo congresso è emersa la volontà di convogliare questo diffuso e fondamentale coinvolgimento verso una politica giovanile fatta di proposte concrete e di iniziative sulla regione. Se in un momento tanto critico ci permettiamo di guardare al futuro con serenità e ambizione è perché in questi anni si è lavorato bene, il ringraziamento nei confronti del segretario uscente Marco Alberio è quindi doveroso quanto scontato.  Se siamo sereni e ambiziosi però è anche per la diffusa presenza di valide compagne e compagni che lavorano sul territorio con determinazione e costanza, nonostante le tante difficoltà date dal continuo confronto con forze più grandi e maggiormente radicate. Un nuovo inizio dunque, possibile grazie alle solide fondamenta, alla presenza di compagni volenterosi e capaci e, siamo sicuri, al futuro supporto del partito e dei dirigenti nazionali della giovanile.

Dirsi ottimisti non significa però non essere consapevoli di quanto sarà impegnativo tenere fede agli impegni che ci siamo preposti.Crescere nei numeri,dare visibilità alle nostre iniziative,cercando di renderle sempre propositive e mai antagoniste, riscoprire la cultura riformista diffusa sulla nostra regione, tornare a darle vigore col coraggio di chi non ha nulla da perdere saranno i nostri imperativi. Riscoprirsi utili e finalmente concreti sarà la miglior risposta a chi considera un nobile lusso la presenza di una giovanile in un piccolo ma importante partito come il nostro.

Concludo ringraziando, in rigoroso ordine di intervento tutte le compagne e i compagni che sono intervenuti:

Nicolò Calabro ( fgs milano), Lorenzo Cinquepalmi (federazione Brescia PS), Carlo Maria Palermo                               ( presidente della gioventù federalista per la lombardia), Giuseppe Potenza ( segretario fgs emilia romagna) Roberto Vertemati ( segretario provinciale PS Monza e Brianza) Tommaso Greco (socialista indipendente) Giacomo Marossi ( segretario fgs Milano) Brando Benifei ( vicepresidente Ecosy) Antonio Califano ( segretario provinciale fgs Pavia) Alessio Mazzucco ( fgs Milano) Paola Bressanelli ( fgs Brescia) Marco Del Ciello ( radicali ) Matteo Pugliese (segretario fgs Liguria) Pia Locatelli (Europarlamentare e presidente Internazionale Socialista Donne) Roberto Biscardini ( Consiglio nazionale PS) Marco Alberio ( segretario uscente fgs Lombardia)  Valentina Morelli ( segretario regionale PS Lombardia) Luigi Iorio ( segretario nazionale fgs) Felice Besostri ( presidente circolo La riforma, PS) Valerio Federico ( segretario dell’associazione radicale “ Enzo Tortora”  di Milano)

Edoardo Paschetta segretario fgs Lombardia

martedì 12 maggio 2009

Congresso regionale: prime impressioni

Il primo congresso di quella che possiamo ormai definire senza fallo la nuova gestione dell’FGS Lombardia si è svolto e concluso oggi.

Non intendo entrare nel merito dei vari interventi, ne disquisire della caratura dei partecipanti. Mi limito a rinnovare la stima e il ringraziamento che già è stato oggi espresso. Questo congresso non sarebbe certo venuto così bene se fosse mancato anche solo una delle persone accorse.

Vorrei soffermarmi invece sul clima.

 

E’ stato piacevole oggi vedere un meccanismo naturalmente dispersivo e divagante come può essere solo un congresso socialista (dove tutti possono chiedere la parola sempre e nessuno può esser tacciato perché fuori tema) sforare solo di due ore mantenendo comunque un’atmosfera di partecipazione ed ottimismo anche nei momenti di maggior esasperazione (per il pranzo che si allontanava, il calore crescente della sala senza finestre e condizionatore nel quale tutto si è svolto, il panico nel vedere “i due interventi che mancano” diventare quattro ecc.)

 

Oggi si è dato inizio a un nuovo corso che si spera possa portare la FGS a farsi conoscere e apprezzare in Lombardia e, quel che è più importante, a far conoscere, attraverso la FGS, il Socialismo in Lombardia e far si che questa idea politica che ci appartiene possa portare soccorso, sollievo, e, perché no abbandoniamoci alla retorica per una volta, speranza, ai cittadini del nostro territorio attraverso le azioni dei socialisti e mostrando che una alternativa politica seria esiste.

 

Non è un percorso semplice. Le nostre risorse sono scarse, i nostri avversari se non sono migliori sono comunque più numerosi e radicati, il clima sociale è avverso alla discussione politica, preferendo la discussione sulla politica (denigrante, sminuente, semplificante) e i socialisti pagano ancora presso la gente le colpe del passato e presso i colleghi della politica l’essere socialisti; quindi concreti e quindi esterni al gioco della semplificazione che oggi attraversa trasversalmente le forze politiche del Paese.

 

Tutti i presenti oggi al congresso erano consci di questo stato di cose, del nostro obiettivo e delle difficoltà che dovremo affrontare, e nonostante questa coscienza non son venuti a mancare l’entusiasmo e la volontà, l’allegria e la serietà (che non va vista come avversa all’allegria pena lo scadere nella seriosità: inizio della fine d’ogni progresso).

 

Edoardo, che è stato eletto quasi all’unanimità (contrari Marossi e Parini, astenuti Parini e Marossi) nuovo Segretario Regionale, è un ottimo esponente dello spirito col quale la FGS si è avviata, ha vissuto e si porrà dopo questo congresso. Egli incarna la coscienza e i sentimenti di cui sopra aggiungendovi una determinazione, uno spirito d’iniziativa e di comprensione che ci rassicurano sul fatto che svolgerà bene il proprio lavoro. Ma visto che questo non vuole essere neanche una disquisizione sul nuovo segretario mi fermo qui.

 

Quello che conta davvero è che oggi la FGS Lombardia ha fatto il punto della situazione, ha tracciato una linea di partenza e ha preso con decisione il testimone della causa Socialista, ponendosi Edo come apripista di questa sua maratona, senza illusioni ma con speranza, esprimendo decisamente la sua voglia di crescere per fare bene, per migliorare costantemente.

 

Ancora grazie a tutti. Adesso comincia il viaggio periglioso e difficile, ma il varo della nostra nave non poteva essere migliore.

 

Marco Parini 

lunedì 11 maggio 2009

Brevi Riflessioni Sul Significato Di Politica

Che cos’è la politica? Sembra la classica domanda da un milione di dollari. In effetti lo è: come definire un fenomeno tanto complesso, così ricco di sfaccettature e aspetti diversi? Credo sia impossibile. Ma provare a darne una spiegazione, un’opinione personale, lo stesso porsi la domanda, credo sia normale, fisiologico quasi. Quindi cos’è questa politica?

Anzitutto vorrei lasciarmi alle spalle l’accezione negativa del termine o, meglio, quella che io considero l’accezione negativa del termine. Dire politica non significa dire giochi di potere, compromessi, promesse mancate, campagne elettorali e seggi, scontri, parole dette e non dette, linguaggi assurdi e incomprensibili. In parte, in realtà, può voler significare anche questo, ma non è mia intenzione sottolineare, al momento, questo aspetto.

Non definirò ora cosa significa per me politica in senso storico o filosofico. Cercherò di darne una visione compatibile con la vita di tutti giorni.

La politica è niente più di uno strumento per regolare e oliare gli ingranaggi della macchina sociale. La politica rientra in ogni aspetto della vita sotto forma di idee, opinioni, discussioni e iniziative; ed è molto triste che si veda la politica come attività partitica. Io cercherei di definirla più come “coscienza sociale”. Non è un termine politichese: lo giuro. E non significa “coscienza di classe” né ha qualsiasi altra accezione strana. Il significato che ne do è molto più semplice: “coscienza sociale” indica la volontà di miglioramento, di crescita, di perfezionamento che la società fa di se stessa. Sentirsi parte di una società, di un gruppo sociale, di una comunità (so che sto ripetendo di continuo il termine “società”, ma è cardine del mio pensiero) significa individuarne i problemi, crearsi delle opinioni, discuterne con chi ne ha diverse e dare vita a iniziative volte a risolverli. “Coscienza sociale” significa politica dal basso, dalla società, nella società; significa impegnarsi per qualcosa di nuovo, qualcosa migliore.

Io credo sia questa la politica. E credo che, al giorno d’oggi, nel nostro Paese, sia molto arduo darne una lettura positiva tanta è la disillusione, il cinismo, la delusione. E non è certo colpa nostra o, almeno, lo è solo in parte: ci abituano a vedere, a pensare, una politica a tratti squallida, a tratti vuota, finalizzata a se stessa o agli egoismi dei singoli. Molto spesso li lasciamo fare, ancor più spesso cerchiamo d’inserirci negli stessi meccanismi confidando siano gli unici che ci permettano di esprimerci. 

Altre vie ci sono: creare dibattito, discussione, dar vita a idee ed opinioni. E’ verso la “coscienza sociale” che il nostro impegno deve andare per riscattare il termine “politica” dal vuoto in cui l’abbiamo lasciato cadere. O, almeno, questa è la mia idea.

Alessio Mazzucco

domenica 10 maggio 2009

Primo Congresso FGS Lombardia



Si è svolto oggi il primo Congresso della FGS Lombardia. Grazie a Radio Radicale è possibile acoltare e scaricare i lavori congressuali.Ecco il link:



Vignetta per gentile concessione di Mauro Biani ( http://maurobiani.splinder.com/ )

giovedì 7 maggio 2009

Liberalismo e Socialismo

In questo Paese ormai si spacciano tutti per liberali. Ma lo sono davvero? Non è che forse gli unici rimasti sono proprio, strano a dirsi, i socialisti? Un’affermazione del genere potrebbe parere assurda, risibile. Ma non lo è affatto, se mi si lascia spiegare di che stiamo parlando.

 

Non è troppo difficile spiegare il Liberalismo e il Socialismo, a patto di non indagarne l’evoluzione storica ed invece descriverli per quello che, ora e adesso, rappresentano questi due termini per le parti politiche e moderate che vi si riferiscono.

 

Entrambe sono correnti di pensiero politiche riguardanti lo Stato: come andrebbe ordinato, gestito e come dovrebbe rapportarsi coi cittadini.

Il Liberalismo prescrive uno Stato dove tutti siano uguali di fronte alla legge, dotati degli stessi diritti e degli stessi doveri. Quello che maggiormente conta nel Liberalismo è che nessuno categoria di cittadini possa avvalersi del potere di dettar legge sul resto della popolazione spezzando quindi l’equilibrio assicurato dallo Stato liberale detto anche, per il suo accento sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, Stato di diritto.

 

Al di fuori dei diritti che lo Stato difende e dei doveri che impone i cittadini sono assolutamente liberi di rapportarsi fra loro come vogliono, dandosi da soli le norme necessarie a regolare i reciproci rapporti. L’idea alla base di questo “lasciar fare” è che, una volta posto lo Stato a impedire sopraffazioni, gli esseri umani lasciati liberi d’agire possono realizzare ciascuno al massimo le proprie capacità raggiungendo nella società quelle posizioni che il loro merito, e solo questo, permette loro di raggiungere dando vita ad una società meritocratica ed autoregolante.

 

Le stesse idee sono alla base del libero mercato, espressione economica del liberalismo: le persone lasciate libere di produrre e comprare quello che vogliono sono in grado di dare vita a un mercato dai prezzi moderati e dall’alta qualità. La concorrenza fra liberi imprenditori nella gara per conquistarsi il favore degli acquirenti instaura un circolo virtuoso nel quale i prodotti e i servizi possono solo migliorare, e di conseguenze il benessere sociale crescere.

 

Il Socialismo, inteso nella sua accezione riformista e democratica, si inserisce sulla base del Liberalismo come un suo perfezionamento. Col tempo sono difatti emerse delle mancanze nello schema proposto dal Liberalismo.

Lo Stato di diritto assicura che nessun cittadino possa essere superiore all’altro nel potere politico, cioè capace di imporsi legalmente con la forza, ma non elimina le differenze, spesso pesanti, dettate dallo squilibrio del potere economico, la capacità di imporsi sugli altri attraverso la propria ricchezza o il proprio controllo dei mezzi economici. Il tutto è riassumibile nella frase: lo Stato di diritto assicura un’uguaglianza formale (di fronte alla legge), ma non sostanziale (una uguaglianza di mezzi).

 

Il Socialismo in Europa è la corrente di pensiero principe di chi mira alla creazione di uno Stato sociale. Lo Stato sociale è uno Stato che combina le caratteristiche di uno Stato di diritto (quindi liberale) con una serie di politiche sociali che mirano ad assicurare a tutti i cittadini gli stessi mezzi e uguali possibilità di far valere il proprio merito o, quanto meno, di condurre una vita dignitosa.

 

Un’uguaglianza di mezzi ovviamente non presuppone una uguaglianza di risultati.

Il Socialismo interviene a correggere quelle conseguenze estreme del “lasciar fare” liberale che porterebbero, e in alcuni casi hanno portato, a lasciar fuori dall’istruzione, dalla sanità, dal lavoro e dai servizi fondamentali persone meritevoli (o nel caso di sanità e servizi bisognose) ma che non sono nate dotate dei mezzi necessari ad accedervi secondo le regole di mercato (ad esempio, se l’istruzione fosse privata, chi non ha i mezzi minimi per pagare anche il più economico degli istituti) e per questo sarebbero bloccate e impossibilitate a coltivare ed esprimere il proprio potenziale (se una persona non riesce ad istruirsi non svilupperà mai capacità tali da accedere a un buon lavoro e corre anche il rischio di non trovare neanche un lavoro privo di requisiti, magari perché in concorrenza con tutti gli altri poveri non istruiti).

 

Il Socialismo ha come punto centrale creare meccanismi per i quali nessun cittadino venga lasciato morire nella indigenza e tutti possano essere forniti dei mezzi base necessari per gareggiare in concorrenza con gli altri cittadini nel lavoro e nella vita.

 

Inoltre il Socialismo, sempre nell’ottica di giungere se non ad una uguaglianza sostanziale (utopia impossibile) quanto meno a un livello minimo di mezzi per tutti) si occupa altresì di regolare il mercato facendo sì che nessun soggetto, o cerchia di soggetti, possa arrivare a detenere un potere tale da riuscire a falsare il gioco della concorrenza e che nessuno degli imprenditori del mercato approfitti della categoria debole del mercato stesso, il consumatore, oggi sottoposto sempre a tutta una serie di inganni e soprusi anche molto sottili.

 

Così come il Liberalismo si fonda sul principio del monopolio del potere politico da parte dello Stato, che per il resto risulta “leggero”, quasi assente nella vita dei cittadini, il Socialismo si fonda su un suo principio che possiamo definire della solidarietà sociale, ovvero dello Stato che si pone nei confronti della società come un regolatore di contrasti che, ricevendo costante supporto dalla Società principalmente attraverso le tasse, ridistribuisce le proprie risorse offrendo a tutti i servizi essenziali e agendo a favore delle componenti della Società che da sole non riuscirebbero ingiustamente a dimostrare il proprio valore.

 

Ma perché lo Stato sociale possa attuarsi è necessario che costruisca su uno Stato liberale solido. Per questo si può dire che, in un Paese dove chi sventola la bandiera del Liberalismo agisce sistematicamente contro il libero mercato, dove chi dovrebbe difendere il merito nel mercato non fa niente per risollevare i piccoli imprenditori aiutando sempre i soliti nomi, dove chi dovrebbe assicurare la neutralità dello Stato di fronte alle scelte di vita dei cittadini si intromette costantemente nella sfera più private ed intime del cittadino invadendone la coscienza e la disponibilità del proprio corpo e dei propri beni, dove chi invoca la massima giustizia continua a tenere il sistema giudiziario alla catena senza risolverne i molteplici problemi, i Socialisti sembrano essere gli unici Liberali rimasti, desiderosi di uno Stato di diritto degno di questo nome e di un libero mercato vero e non artefatto, abitato da cittadini liberi di gestire se stessi senza costrizioni che non siano dettate dal buon senso.

Il fatto che ormai siano i Socialisti a tenere in mano questo testimone, quello dello Stato di diritto, dovrebbe dare da riflettere, oltre ad essere per molti uno spunto utile dal quale partire per della sana autocritica.

 

Alla prossima

 Marco Parini

mercoledì 6 maggio 2009

Prima Campagna Volantinaggio FGS Milano


Ecco a voi il primo volantino a colori della Fgs Milano!!!
Aiutateci anche voi in questa campagna per la Libertà!!!



fgsmilano@gmail.com

Marco Alberio ospite di SJO - Giovani Socialisti Austriaci al Seminario sull'antifascismo


Marco Alberio della Segreteria Nazionale FGS parteciperà al seminario sull'antifascismo organizzato da SJO- Giovani Socialisti Austriaci, sul tema dell'antifascismo.
Il seminario si svolgerà ad Attersee, nei pressi di Salisburgo, dal 7 al 10 Maggio e avrà come obiettivo principale quello di definire un'azione comune dei movimenti socialisti europei, per agire politicamente e culturalemente, arginando il dilagante fenomeno del neofascismo, neonazismo e più in generale degli estremismi di destra.