domenica 17 maggio 2009

VENDESI TERRITORIO ITALIANO

Ormai si sa, è crisi. E allora servono misure per contrastarla. Sostegno ai più poveri, ammortizzatori sociali, sostegno ai settori produttivi in crisi e adesso anche deregolazione in materia edilizia, che secondo il governo dovrebbe far rinascere le sorti del settore delle costruzioni e quindi sostenere il PIL Italiano, oggi in calo.

 

Ma quanto proposto dal governo per risollevare l’economia desta qualche dubbio: un piano per l’edilizia (chiamarlo “piano casa” sarebbe un insulto) che utilizza la deregolamentazione quale incentivo per attivare cantieri e lavori sul patrimonio edilizio esistente. La materia è di competenza regionale, ad eccezione dei principi, ed al momento in cui il Lanterna va in stampa è stato raggiunto un accordo tra Governo e Regioni, vincolante per quest’ultime, ma non è stato scelto lo strumento da presentare in parlamento (disegno di legge o decreto legge).

 

In base all’accordo raggiunto il 1 Aprile, che come spiegato dalla stampa avrà un impatto più limitato rispetto alla bozza precedente, da un lato si vuole rendere più celere l'ottenimento del permesso di costruire, sostituendolo con un'autocertificazione (la Denuncia di Inizio Attività, già in vigore per interventi edilizi minori), dall'altro si vuole consentire in caso di una ristrutturazione di una villetta mono o bifamiliare, un aumento di volumetrie del 20%, mentre nel caso di demolizione e ricostruzione di un condominio con tecniche di bioedilizia è previsto un premio del 35% di volume. Tali aumenti, che avrebbero un limite di 200 mc, avverrebbero secondo l’accordo in deroga ai piani urbanistici, anche se le regioni potranno individuare degli ambiti ove limitare queste trasformazioni. Infine, per chi decide di realizzare le modifiche volumetriche per la propria abitazione sarebbe previsto un ulteriore premio consistente nella riduzione del 50 %  del normale contributo destinato al comune calcolato sul costo di costruzione.

 

Un primo commento riguarda l'abolizione, per questo tipo di lavori, della licenza edilizia, che  lascia qualche dubbio sulla reale necessità di una semplificazione in questo senso, dimostrato dall'attività edilizia molto intensa degli ultimi anni, seppur con le vecchie norme.

 

D'altra parte non bisogna dimenticare che il territorio ed il paesaggio sono beni comuni, che quindi appartengono alla collettività, a differenza dei suoli, che possono essere di proprietà privata. Per cui se ad ogni proprietario, con deroga al piano urbanistico, viene consentito di aumentare il volume della sua villetta - sia essa in area urbana, montana o sulla costa -  con volumi maggiori, si producono esternalità negative, cioè si procurano conseguenze negative a spese della collettività.

 

Le tante dichiarazioni dei sostenitori di questo provvedimento sembrano dimenticarsi questi fondamentali principi, sostenendo una grande operazione di raccolta di consenso politico basata sul principio che a casa propria si può fare quello che si vuole e su una falsa contrapposizione tra i vincoli normativi (spesso necessari per limitare le esternalità negative e tutelare i beni comuni) e la libertà.

 

Per cui anche se fosse vero che questa mossa sia la carta vincente per sollevare il paese dalla crisi,  d'altra parte realizzarla in modo generalizzato risulterebbe un'inaccettabile messa a repentaglio del territorio del nostro paese, già sufficientemente urbanizzato in modo spesso insostenibile.

Lasciamo ai paesi in via di sviluppo la crescita del PIL con l'espansione edilizia incontrollata e pensiamo a realizzare uno sviluppo sostenibile che garantisca anche alle generazioni future adeguate risorse territoriali.


Denis Gervasoni  (tratto da lanterna numero 28)

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